venerdì 14 febbraio 2014

Recensione videogioco: Dementium II HD




Titolo: Dementium II HD
Anno: 2013
Sviluppatore: Memetic Games
Distributore: Digital Tribe
Piattaforme: PC, Nintendo DS (edizione originale)
Piattaforma testata: PC

Vabbè, a un certo punto sono io che me le vado a cercare.
Per farla in breve, Anno Domini 2013, 17 dicembre, il giorno in cui qualunque horrorofilo in possesso di un account Steam potè finalmente sollazzarsi col primo episodio della nuova attesissima serie di The Walking Dead, il gioiello a episodi targato Telltale che non solo ha arricchito un brand di qualità sublime di una nuova splendida incarnazione e dato un'ulteriore botta di vita e innovazione al genere dell'avventura grafica, ma anche offerto quella che è probabilmente la miglior esperienza videoludica in assoluto del 2012. E anche il giorno del lancio del molto meno atteso Dementium II HD, porting in (presunta) alta definizione del secondo capitolo di una saga di survival horror in soggettiva discretamente popolare su Nintendo DS, e perlopiù sconosciuta in qualunque altro ambito. Indovinate un pò su quale delle due nuove uscite mi sono buttato a scatola chiusa? Povero stronzo che sono.
Informandomi in un secondo tempo, scopro che la serie Dementium si è guadagnata una certa fama nell'utenza DS grazie alle atmosfere inquietanti, il grado si sfida moderatamente impegnativo e una qualità visiva non indifferente per gli standard dell'acclamato portatile di casa Nintendo. E in effetti quello che i due capitoli della saga originariamente sviluppata da Renegade Kid hanno potuto offrire al pubblico del piccoletto della grande N, è qualcosa di sostanzialmente unico nel suo panorama, e non certo privo di pregio: a partire dal concept stesso della miscela tra FPS e survival horror, passando per una grafica 3D notevole per l'umile hardware DS, un sistema di controllo competente, e un buon grado d'intrattenimento ampiamente riconosciuto tra critica e pubblico. Ora, chi l'avrebbe mai detto che trasportare di peso questa formula su PC, con la sola accortezza di introdurre un supporto a mouse e tastiera vagamente funzionante e un'opzione per poter ammirare alla risoluzione widescreen di vostro piacimento la grafica da PSone, avrebbe potuto funzionare?
Seriamente, Dementium II HD è qualcosa di francamente impossibile da prendere sul serio, figuriamoci da giustificare l'investimento di una somma per cui, nello stesso store digitale, è possibile portarsi a casa un Amnesia a caso, l'intera saga di Penumbra più Afterfall Insanity o due copie di Lone Survivor; giusto per limitarci ai soli titoli indipendenti. E questo anche senza aspettativa irragionevole, se non la semplice pretesa di trastullarsi con uno sparatutto vecchia scuola e buzzurro al punto giusto, tra scenari da horror di serie B e uno stock di mostriciattoli più o meno pittoreschi con cui dipingere di rosso la parete più vicina, magari con di mezzo quel minimo di esplorazione, puzzle solving e basilare gestione delle risorse per giustificare la componente "survival". Dementium II HD non riesce ad essere nulla di tutto ciò, incapace di andare oltre il mero concetto di "gioco per DS trasportato a forza su PC pure con qualche anno di ritardo", roba che a confronto, anche un maiale selvatico catapultato nel bel mezzo del gran ballo delle debuttanti riuscirebbe ad apparire meno fuori luogo e inadeguato. Scusate se sto diventando ripetitivo, ma è semplicemente impossibile analizzare qualsiasi aspetto di questo gioco senza finire a scontrarsi con questo abnorme handicap di fondo. Per esempio, della qualità grafica vi ho già accennato, e non esiste alcun suffisso "HD" al mondo capace di rendere più presentabile di quel che è un comparto visivo che pare vecchio più o meno di tre lustri, e perlopiù disseminato di textures ributtanti e accorgimenti che, tolti dal contesto hardware originale e dal'effettiva resa su uno display da 3" a 256x192 pixel, sono semplicemente da vedere per credere. Tipo, essere inseguiti da terrificanti... sprites bidimensionali. Che dovrebbero essere spettri o qualcosa del genere. E che tutto sommato, possono regalarvi i momenti più -involontariamente- divertenti di questa esperienza, per cui onore a voi, o Pixellose Presenze Oscure!. E, giusto per infierire, stiamo parlando di un gioco che 
originariamente faceva proprio del comparto tecnico il suo principale punto di forza.
Per il resto, che lo si voglia inquadrare come uno sparatutto o come un survival horror, Dementium II HD risulta inevitabilmente qualcosa di modesto. La promessa di uno shooter classicheggiante è rispettata unicamente a proposito della stupidità dei nemici e la limitatissima componente strategica negli scontri, ma non per quanto riguarda il ritmo veloce, l'impegno richiesto e soprattutto il divertimento implicato. Manco a dirlo, la comodità di movimento e mira garantite dalla premiata ditta mouse+tastiera bastano e avanzano per uccidere sul nascere il grado di sfida di queste sparatorie, tarate per venire incontro a un sistema di input subordinato a una croce direzionale e a un non troppo pratico schermo touch screen. Questo anche considerata l'implementazione non esattamente da manuale dei comandi, per cui i movimenti appaiono sempre fastidiosamente "scivolosi" e la mira è spesso inspiegabilmente imprecisa, al punto che probabilmente smetterete presto di perdere tempo con pistole e cannoni assortiti, e iniziare a farvi strada corpo a corpo comunque senza il minimo sforzo; vanificando nel contempo la relativa avarizia di munizioni e rifornimenti con cui il gioco vorrebbe incoraggiarvi ad agire con la stessa parsimonia e spirito di sopravvivenza che adottereste per un vecchio Resident Evil, ma che invece non vi impedirà di arrivare ai punti più "critici" con una smisurata e rassicurante scorta di pallottole. 
Poco oltre riesce a partorire la componente survival horror, dispersa tra un'esplorazione degli ambienti basilare e una risoluzione di enigmi il cui massimo risultato è qualche rompicapo a livello da smartphone, reso ulteriormente meno stuzzicante dall'assenza dell'interfaccia touch. Riponete infine qualche ultima flebile speranza in trama e setting? "Silent Hill: vorrei ma non posso. E neanche riesco a narrare decentemente quel poco che posso". Nessun lieto fine da queste parti, nessun margine di redenzione per un progetto con ogni evidenza nato morto e completamente incapace di nasconderlo.
Non me ne vogliano i ragazzi dell'esordiente studio Memetic Games, ma questo è un esempio da manuale di come NON si dovrebbe sviluppare, pubblicare ed esporre al giudizio del mondo intero un videogame, oltre che un monito ai posteri contro qualunque porting al di là di ogni buonsenso. Per non parlare del mio pessimo senso degli affari in ambito videoludico.
Su, Pixellose Presenze Oscure... fatemi ridere un pò che ne ho proprio bisogno.


Voto: 4/10

domenica 9 febbraio 2014

Recensione videogioco: Aliens: Colonial Marines





Titolo: Aliens: Colonial Marines
Anno: 2013
Sviluppatore: Gearbox Software, Nerve Software, TimeGate Studios
Distributore: Sega
Piattaforme: PC, XBox360, PS3
Piattaforma testata: PC



Pensate alla saga di Alien, e in particolar modo al secondo capitolo, quello "Scontro Finale" che, spingendo al massimo sul pedale dell'azione e dell'adrenalina senza tuttavia sacrificare spaventi e spessore narrativo, risulta tuttora una delle massime vette qualitative della celeberrima serie fanta-horror, nonché una genuina fonte di libidine per qualunque amante del genere, e del buon cinema in generale. Ci siete? ora immaginatevi cosa possa essere un sequel diretto della pellicola di Cameron sotto forma di sparatutto in soggettiva di nuova generazione, con tanto di luoghi e personaggi del film rivisitati ad hoc. E per giunta, rispetto ai precedenti di alto profilo dei videogiochi marchiati Alien vs Predator, niente crostacei con pettinature rasta di mezzo a interferire con la parte migliore e dal maggior potenziale di brividi: dotarvi di armatura, fucile a impulsi e rilevatore di movimento, ed essere spediti in qualche angolino oscuro della galassia, dove un intero esercito di bestie aliene letali, agguerrite e dotate di fattezze disturbantemente falliche, è pronto a farvi a pezzi, o se proprio, utilizzarvi come incubatrici viventi per i loro pucciosissimi pargoli. Il tutto in quel contesto di irresistibile cafonaggine, cameratismo da curva sud e di "escono dalle fottute pareti!!" proprio del glorioso corpo dei Marines Coloniali degli Stati Uniti. Ok, vi siete fatti un'idea e delle aspettative?
Bene, ora Aliens: Colonial Marines vi illustrerà punto dopo punto come buttare laconicamente alle ortiche tutto quel ben d'Iddio di potenziale di cui vi ho appena narrato.
Giusto per cominciare e per individuare subito il problema di fondo, stiamo parlando di un gioco nato da una storia produttiva per cui il termine "infernale" sarebbe solo un blando eufemismo: i 7 anni passati dall'annuncio del progetto alla release ufficiale sono stati un grottesco susseguirsi di ritardi, recriminazioni tra developers e editore, spacchettamenti dello sviluppo tra uno studio e l'altro, stop più o meno lunghi alla produzione e un pò di altre cose che tendono a non giovare un granché alla qualità del prodotto finale. Di fatto, è un mezzo miracolo che nonostante tutto Colonial Marines sia infine riuscito ad approdare sugli scaffali, seppure sotto forma di un prodotto largamente incompleto e visibilmente sofferente di una genesi tanto travagliata, tant'è che l'utenza ha dovuto attendere un corposo incerottamento per avere tra le mani un gioco "solamente" mal riuscito e non una beta ai limiti di presentabilità. 
Prima di tutto, Colonial Marines, fallisce in quella che dovrebbe essere la prerogativa primaria di qualunque buono sparatutto, ossia la qualità degli scontri a fuoco. Avrete a disposizione un arsenale ricco e piacevolmente personalizzabile , una moltitudine di roba a cui sparare e un sacco di ottime ragioni per farlo; un'equazione virtualmente perfetta, ma che all'atto pratico si inceppa a causa di un design atrocemente fallato, tra un'IA indegna, Xenomorfi apparentemente a prova di proiettile, mercenari Weyland-Yutani (sì, sono ancora malvagi, e, no, non hanno ancora imparato a farsi i cazzacci loro) dalla mira ridicolmente infallibile, e un feedback delle armi generalmente pessimo. Insomma, quanto basta per tramutare quella che dovrebbe essere una gloriosa orgia di piombo, esplosioni e brandelli umani & alieni come se piovesse in un'esperienza eccitante più o meno quanto compilare un modulo alle poste. Peraltro, il design approssimativo non si limita a questo, ma si estende anche alla progettazione dei livelli (con poche eccezioni, blando e dimenticabile), la struttura delle missioni (che tenta di invocare una certa varietà di situazioni, ma ottiene ben poco di realmente interessante), e molti altri dettagli piccoli o grandi. Per fare un esempio, ho eletto come mia personalissima nemesi la disposizione dei checkpoint, allestita con una logica per cui è tranquillamente possibile essere subissati di autosalvataggi facendosi una tranquilla passeggiata, e subito dopo, sciropparsi una sequela di intense ed impegnative sparatorie (che -vi ripeto- non sono il massimo del divertimento) col rischio di dover ripetere tutto da capo qualora l'ultimo nemico capitasse di sorprendervi col caricatore vuoto.
Ma se è vero che il gameplay fa acqua da tutte le parti, il comparto narrativo risulta addirittura peggiore. Il plot è raffazzonato al massimo e tremendamente noioso (per non parlare del finale, che -senza spoilerare nulla- è l'equivalente digitale di un dito medio sparato in faccia al giocatore, con tanto di sottofondo di pernacchie e risate di scherno); la caratterizzazione dei personaggi, laddove Cameron ha costruito una buona fetta del successo del proprio film consegnando agli spettatori Marine dotati di personalità, carisma e credibilità come una vera squadra, qui non va oltre mettere in scena una galleria di fantocci monodimensionali e vagamente irritanti, condannati ad ogni passo a recitare dialoghi semplicemente al di là del bene e del male. Credetemi sulla parola, alla quarantanovesima volta nell'arco di mezz'ora che sentirete la frase "un Marine non abbandona un altro Marine", sentirete un impulso incontrollabile di mandare tuti quanti bellamente a cagare ed iscrivervi agli Obiettori di Coscienza Coloniali. Il fatto che siano stati riutilizzati setting e personaggi della saga cinematografica (addirittura modificando la continuity ufficiale), non può, in questo caso, che essere un'aggravante. Per dire, chiamare in causa lo Space Jockey e relativa nave, e riuscire a rendere il tutto così deprimentemente anticlimatico, è qualcosa che nessun nerd al mondo potrebbe e dovrebbe essere disposto a perdonare.
Infine, il comparto tecnico. In quello che ormai si sta delineando come un impietoso tiro a segno contro la Croce rossa armati di bazooka, neppure il fattore puramente estetico riesce a ridare dignità a un gioco ormai irrimediabilmente lanciato a tutta velocità sulla strada del sonoro flop: la veste grafica è assolutamente mediocre, e come se non bastasse, soffre di vistosi quanto penalizzanti crolli nel framerate, anche su PC più che attrezzati (non so come siano messe a riguardo le versioni per console); il sonoro, a fronte di uno score originale effettivamente valido, è contrassegnato da un design basilare e insipido, incapace di incanalare pathos o rendere più efficaci (diciamo pure, "rendere efficaci") quei momenti in cui il gioco vi vorrebbe fare un balzo dalla sedia, magari proferendo espressioni poco carine nei riguardi dei personaggi del catechismo.
Ma, alla fine, volete sapere la cosa peggiore riguardo ad Aliens: Colonial Marines? Poteva DAVVERO essere un buon gioco. Nonostante tutto, i problemi nello sviluppo, i fantatrilioni di difetti e quant'altro, c'è del potenziale che fa capolino qua e là. Magari sono dettagli, come il piacevole sistema di livellamento e di customizzazione dell'arsenale, magari sono i setting che, nonostante tutto, mantengono il loro fascino, magari è quel comparto multiplayer che in qualche maniera riesce ad essere sorprendentemente divertente (certo, chiudendo un'occhio sulle già note lacune della giocabilità e fino al momento in cui il lag prende con prepotenza il sopravvento); tutte cose che non riescono a nobilitare in alcun modo un bilancio desolantemente negativo, e che, anzi, non fanno altro che amplificare le recriminazioni per una grande occasione mancata. Il mio consiglio? Rimettete su il DVD/Blu Ray di Scontro Finale, impugnate un pad e fate finta che Colonial Marines sia proprio quel capolavoro che vi sta scorrendo davanti agli occhi. Non credo esistano altri modi per rendervi giustizia. 


Voto: 5/10